Intolleranza al lattosio: come riconoscerla?

14/10/2022- Pubblicato inI consigli di Farmacie Ravenna

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Il lattosio è uno zucchero presente nel latte, si tratta di un disaccaride composto da due zuccheri semplici: Galattosio e Glucosio. Grazie a un enzima, comunemente definito lattasi, che si trova sulla superficie apicale degli enterociti sui microvilli del piccolo intestino, il lattosio viene scomposto nei due zuccheri semplici che sono poi assorbiti dal tratto gastrointestinale e utilizzati: il glucosio come fonte di energia e il galattosio come componente di glicolipidi e glicoproteine.

Alcuni individui possono però, nel corso della vita, manifestare forme di ipolattasia o deficit di lattasi, una condizione che determina un malassorbimento di lattosio. La quota di lattosio non digerita dall'intestino tenue, raggiunge il colon che è un organo incapace di assorbire gli zuccheri, pertanto qui il lattosio viene fermentato dalla flora batterica con produzione di acidi grassi a catena corta, acqua e gas.

Quali sono i sintomi dell'intolleranza al lattosio?

Come conseguenza possono verificarsi sintomi quali:

  • Dolore e crampi addominali diffusi;
  • Aumento della peristalsi con borborigmi;
  • Meteorismo;
  • Gonfiore e tensione addominale;
  • Flatulenza;
  • Diarrea;
  • Nausea e vomito;
  • Stipsi (più raramente), provocata dalla riduzione della motilità intestinale per l'accumulo di metano.

I sintomi compaiono normalmente da 30 minuti a 2 ore dall'ingestione di alimenti contenenti lattosio. La presenza di questa sintomatologia in associazione con la positività a un test molto semplice e accurato quale il Breath Test all'Idrogeno, confermano l' intolleranza del paziente al lattosio.

Prodotti consigliati per l'intolleranza al lattosio

Ecco alcuni prodotti consigliati da Farmacie Ravenna per contrastare i sintomi dell'intolleranza al lattosio:

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      Cos'è il test per l'intolleranza al lattosio?

      Il Breath Test all'Idrogeno consiste nella somministrazione per via orale di 20-25 g di lattosio, successivamente si raccolgono i campioni di aria espirata ogni 30 minuti per 4 ore: la percentuale di lattosio non assorbita che raggiunge il colon e viene metabolizzata dalla flora batterica causa una produzione di idrogeno che viene in parte escreto dal polmone; il test risulta positivo quando il livello di idrogeno supera di almeno 20 ppm i valori di base. Prima di escludere latte e derivati dalla dieta e procedere a una terapia corretta è importante confermare lo stato di intolleranza con questo test, perché i sintomi da deficit di lattasi sono spesso confondibili con i sintomi di molte altre patologie.

      In quali alimenti si trova il lattosio?

      Il lattosio contenuto nel latte e nei suoi derivati è presente anche in molte altre preparazioni alimentari in quanto favorisce una buona miscelazione di additivi e coloranti, possiamo trovarlo nei seguenti alimenti:

      • Caramelle;
      • Salumi;
      • Cibi in scatola;
      • Cereali per la prima colazione;
      • Nei preparati per il brodo;
      • Nei prodotti da forno;
      • Impiegato come eccipiente in diversi farmaci ed integratori alimentari.

      Come favorire la digestione del lattosio

      La concentrazione di lattosio negli alimenti varia a seconda del loro grado di stagionatura. Un litro di latte vaccino contiene circa 50 g di questo oligosaccaride, al contrario formaggi a pasta semidura come l’Emmental ne contengono livelli molto bassi, mentre formaggi a pasta dura come il Parmigiano Reggiano ne contengono livelli vicini allo zero. Più è lungo il tempo di stagionatura, maggiore sarà la fermentazione che subisce il lattosio ad opera dei batteri lattici e minore sarà il suo contenuto. La diagnosticata presenza di deficit di lattasi impone la riduzione e a volte la completa eliminazione dalla dieta del paziente di molti alimenti che costituiscono una fonte di calcio e di altri nutrienti essenziali per il nostro organismo. Esistono in commercio formulazioni di lattasi esogena, tilattasi, in gocce o in compresse, che ingerite insieme al cibo o addirittura aggiunte direttamente al latte, aiutano nella digestione del lattosio. Una compressa di lattasi digerisce fino a 5 g di lattosio e cioè il contenuto di 100 ml di latte vaccino.

      Alternative al latte e ai formaggi

      Alimenti come i fagioli neri o di soia, i cavoli, i fichi secchi, gli spinaci, i broccoli e le mandorle sono ricchi di calcio e possono rappresentare una valida alternativa a latte e formaggi come fonte di questo prezioso minerale. Particolarmente utile risulta anche l'utilizzo di latte a ridotta percentuale di lattosio, ottenuto tramite idrolisi enzimatica, questo latte “delattosato”, ossia predigerito, apporta all'organismo una quantità equimolecolare di glucosio e galattosio cui sono riconducibili gli effetti fisiologici del lattosio stesso. Un altro alimento consigliabile, al contrario di come si possa pensare, è lo yogurt, questo contiene infatti lo Streptococcus Termophilus, un probiotico che produce una β-galattosidasi attiva durante il suo transito nel tubo digerente e consente un rallentamento dello svuotamento gastrico.

      Un ruolo importante nella riduzione degli effetti secondari provocati dal malassorbimento di lattosio è giocato inoltre proprio dai probiotici, questi microorganismi sono in grado infatti di esercitare un'influenza positiva sulla fisiologia dell’ospite in quanto vanno a migliorare le caratteristiche quali-quantitative della flora batterica del colon portando a un incremento dei processi fermentativi. Terapie farmacologiche, patologie come il morbo di Crohn, infezioni batteriche o virali possono causare temporanei deficit di lattasi, ma è bene ricordare che situazioni di carenza di questo enzima con conseguente malassorbimento di lattosio non sono necessariamente correlate a un’intolleranza al lattosio, anzi, l'intolleranza si manifesta soltanto nel 30-50% dei soggetti ipolattasici. Accade perciò che il numero di persone che ritengono di essere intolleranti al lattosio in base ai sintomi sia più elevato rispetto a coloro che sono realmente affetti da questa sindrome, pertanto prima di procedere all’esclusione dello stesso dall’alimentazione, andando incontro a carenze nutrizionali importanti, è bene chevenga effettuata una diagnosi accurata in modo da poter impostare misure dietetiche adeguate atte a migliorare la sintomatologia del paziente.


      A cura di Alessia Zenobi